MONTOZZO, UNA CROCE DI PACE
Tanta gente, per lo più appassionati della montagna ed alpini, ha partecipato ieri all’inaugurazione della nuova area sacra sul Montozzo, che nel corso della Prima Guerra Mondiale costituì uno sbarramento di difesa a sostegno del Fronte. Opera dell’artista Guglielmo Bertarelli, sono stati inaugurati l’altare, la ccroce, il pennone per l’alzabandiera, la campanella. Un’area sacra di pace per ricordare i 90 anni della fine della guerra. Il Cardinale Re, durante l’omelia, ha invitato a “non dimenticare il ascrificio di tanti uomini caduti nel conflitto”.
Giornale di Brescia, domenica 31 agosto 2008
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PER RICORDARE I 90 ANNI DALLA FINE DELLA GUERRA – INAUGURATI L’ARTISTICO ALTARE, LA CROCE, IL PENNONE E LA CAMPANELLA
IL MONTOZZO UN’AREA SACRA DI PACE
IL CARDINALE RE: “NON FACCIAMO CALARE L’OBLIO SUL SACRIFICIO DEI TANTI CADUTI”
Un angolo sacro nel cuore della montagna a custodia della vasta zona del Montozzo che nel corso del Primo conflitto mondiale ha costituito uno sbarramento di difesa a sostegno delle postazioni di confine. Ne sono testimonianza i manufatti recuperati alcuni anni fa grazie al lavoro di numerosi volontari coordinati dall’Ana di Vallecamonica. Un altare di ferro e pietra, una croce alta una decina di metri e avvolta da una spirale dai molteplici significati, un pennone per l’alzabandiera e una campanella lo spirito creativo dell’artista trentino Guglielmo Bertarelli e l’intraprendenza degli Alpini camuni (soprattutto di quelli di Pezzo) sono riusciti nell’intento di trovare un segno concreto e duraturo a ricordo dei novant’anni della Grande Guerra. Un richiamo al conflitto per guardare le ragioni della pace: è stato questo l’intento della cerimonia inaugurale della nuova area sacra al Montozzo che ieri mattina ha visto la presenza degli alpini, amanti della montagna, e autorità. I partecipanti si sono riuniti nell’ampio spiazzo erboso che sovrasta il rifugio Bozzi. E proprio qui si è fatto memoria di una storia che ha interessato da vicino un intera valle con le migliaia di famiglie chiamate a pagare un duro prezzo.
E’ stato il cardinale Re a benedire prima la grande croce di ferro e poi l’altare della celebrazione che d’ora in poi resterà fisso lassù. E’ seguito l’alzabandiera accompagnato dall’esecuzione dell’inno di Mameli cantato da numerosi partecipanti come da tempo non si sentiva alle manifestazioni alpine.
Subito dopo ha preso la parola il presidente della sezione Ana di Vallecamonica, Ferruccio Minelli, che non ha nascosto l’emozione provata al momento dell’esecuzione del silenzio in un luogo così suggestivo e carico di storia. Per il sindaco di Temù, Corrado Tomasi, che ha parlato anche a nome delle istituzioni camune, pochi “andarono in guerra volentieri, ma il loro sacrificio fu determinante per il futuro del Paese”.
Il presidente della Provincia , Alberto Cavalli, ha sottolineato il fatto che la bellezza dell’ambiente naturale “avvicina al sublime”, senza però dimenticare che il “cuore è gonfio di angoscia al pensiero dei tanti caduti su questo fronte”. E non sono certo morti invano “perchè qui è nato il seme che ha fatto crescere la nostra tradizione e i nostri valori”.
Hanno quindi portato il loro saluto il presidente del Parco dello Stelvio, Ferruccio Tomasi, il comandante delle truppe alpine, generale Bruno Petti, e il presidente nazionale dell’Ana, Corrado Perona. Quest’ultimo ha invitato gli Alpini a non arroccarsi troppo in alto, “perchè la società che sta in basso ha bisogno del nostro apporto. Non possiamo permetterci chiusure ed egoismi nel momento in cui la richiesta di solidarietà è tanta e sempre crescente”.
Molte le autorità civili e militari presenti, folto il gruppo degli amministratori e dei politici, tra i quali l’onorevole Davide Caparini. Numerosi anche i gagliardetti dei Gruppi Alpini a fare da corona al vessillo sezionale.
All’omelia il cardinale Giovan Battista Re ha sottolineato il valore e il significato della circostanza riassumibili nel fatto che “non siamo qui – ha detto – per rinfocolare contrasti e odi, ma per fare memoria di ciò che è stato”. Ha poi aggiunto: “Il pensiero va all’ansia di tante mamme e di tanti familiari che attendevano notizie dal fronte. A novant’anni di distanza i ricordi tendono ad affievolirsi, ma noi non dobbiamo lasciare calare l’oblio sul sacrificio di tanti uomini”.
“Sono meravigliosi questi alpini che sanno annidarsi quassù come aquile” ebbe a scrivere nel luglio del 1915 Cesare Battisti dopo avere visitato gli uomini e i luoghi del Montozzo. Ora il compito di ricordare è consegnato alla croce, all’altare, alla campanella, al pennone della bandiera. Che il luogo si presti, nessun dubbio.
L’anfiteatro naturale è già di per sè suggestivo ma si carica ancora più di significato se si pensa che quassù gli alpini del Battaglione Edolo prepararono alcuni degli attacchi più significativi dell’intero fronte adamellino.
Che il Montozzo fosse luogo di rifugio e di trincea in vista dell’offensiva lo dimostra il vasto complesso di camminamenti e casermette che oggi, grazie ad oltre cinquemila giornate lavorative, è possibile tornare a vedere. Si può ben dire che gli alpini della Vallecamonica hanno voluto ricordare con un gesto e con un opera di pace i novant’anni dalla fine della dolorosa e cruenta Grande Guerra.
Giornale di Brescia, 31 agosto 2008 – Gian Mario Martinazzoli
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UNA CROCE DI FERRO RICORDO DI GUERRA
Una croce di ferro per fare memoria della Grande Guerra a novant’anni dalla sua conclusione. E’ stata portata daglialpini camuni al Montozzo, a poca distanza dal rifugio Bozzi, e sabato prossimo, 30 agosto, verrà ufficialmente inaugurata. Insieme all’altare di pietra, alla campanella e al palo dell’alzabandiera costituirà “quella zona sacra che tramanderà nel tempo il sacrificio di tante vite umane” come ha voluto spiegare il presidente degli alpini della Vallecamonica, Ferruccio Minelli.
“Sono meravigliosi questi alpini che sanno annidarsi quassù come aquile” ebbe a scrivere nel lontano luglio del 1915 l’irredentista italiano, Cesare Battisti, dopo aver fatto visita agli uomini e ai luoghi del Monotzzo.
Che il posto si presti per la ricorrenza, nessun dubbio. L’anfiteatro naturale è già di per sè suggestivo ma si carica ancora più di significato se si pensa che quassù gli alpini del Battaglione Edolo prepararono alcuni degli attacchi più significativi dell’intero fronte adamellino. Che il Montozzo fosse luogo di rifugio e di trincea in vista dell’offensiva lo dimostra il vasto complesso di camminamenti e casermette che oggi, grazie ad oltre cinquemila giornate lavorative, è possibile tornare a vedere.
Ai visitatori è di grande aiuto anche il Centro di documentazione allestita nel locale che dà accesso alla zona dei manufatti. Ebbene, a due passi da qui adesso svetta la croce dell’artista Guglielmo Bertarelli, noto come “el Duca”, trentino di nascita ma molto legato alla Vallecamonica.
Tramite il consigliere sezionale dell’Ana camuna, Ferruccio Bulferetti, l’artista ha manifestato la sua disponibilità ad offrire agli alpini camuni questa croce avvolta da una spirale metallica che, certo, è simbolo della spirale del male e della violenza della guerra ma che nel segno della Redenzione assume il significato di spirale del bene. Per realizzare la nuova area sacra al Montozzo è stato necessario l’apporto dell’impresa Ferruccio Bulferetti e il lavoro degli alpini della sezione camuna che sono di fatto i “custodi” della zona delle trincee che si snodano fino all’Albiolo.
Per l’occasione è stato curato da Eugenio Fontana un fascicolo che raccoglie riflessioni e testimonianze per non dimenticare il tragico evento della Guerra Bianca.
Gli appuntamenti celebrativi del novantesimo della fine del primo conflitto mondiale sono già iniziati.
Filmato “Guerra Bianca” curato da Luciano Viazzi; Nella sede del Soggiorno militare di Edolo: “Immagini e parole della Guera Bianca”.
Per la celebrazione hanno assicurato la loro presenza sia il presidente nazionale dell’Ana, Corrado Perona, sia il presidente della Provincia Alberto Cavalli.
Giornale di Brescia – 26 agosto 2008 Gian Mario Martinazzoli